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La famiglia dell' antiquario
Cav. Così spererei anch'io della Contessina.
Dot. Facciamo una cosa, proviamo, e se ci riesce di far questo bene, avremo il merito di mettere in quiete, in concordia tutta questa famiglia. 1
Cav. Benissimo, vado a ricevere le commissioni della signora Doralice.
Dot. Ed io nello stesso tempo della Signora Isabella.
Cav. Attendetemi che ora torno. (entra nell'appartamento di Doralice
Isa. (esce) Signor Dottore, che discorsi avete avuti col Cavaliere ?
D o t. Tanto egli che io desideriamo di procurare la sua quiete, la sua pace, la sua tranquillità.
Isa. Fino che colei sta in questa casa, non 1'avrò mai. Ditemi, il Cavaliere continua a dichiararsi per Doralice ? *
Dot. Egli è un galantuomo che fa per l'una e per 1' altra parte. Mi creda. Si fidi di me, si rimetta in me, e le prometto che ella sarà contenta.
Isa. Benissimo, io mi rimetto in voi.
Dot. Quello che farò io, sarà ben fatto ?
Isa. Sarà ben fatto.
Dot. Lo approverà ?
Isa. L'approverò.
Dot. Dunque stia quieta, e non pensi altro.
Isa. Avvertite però di non risolvere niente, senza che io lo sappia.
Dot. In questa maniera ella non si rimette in me.
I s a. Vi lascio la libertà di trattare.
Dot. Ma non di concludere ?
Scena VI. — 1 Non sono cattiva gente questi due servitori della galanteria; anzi fan da pacieri, come si vede; ma alla prova si dimostrano, se non altro, impotenti e ingombranti. E si ride anche di loro.