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La Famiglia dell'Antiquario

Carlo Goldoni
Edizioni Principato, , pagine

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Atto ter/,»
   99
   SCENA V.
   Il conte Anselmo e Pantalone.
   Pan. Cossa disela, sior Conte? Brighella xelo 1 un ga-lantomo ?
   Ans. È un briccone, è un traditore.
   Pan. Cossa vorla far de sti mobili?
   Ans. Non saprei..., lasciamoli qui, serviranno per accrescere la galleria.
   Pan. Ah, donca la vuol seguitare a tegnir galleria ?
   Ans. Ma che cosa vorreste ch'io facessi senza questo divertimento ?
   Pan. Yorria che l'abbadasse a la so fameggia. Vorria che se giustasse ste differenze - tra niora e madonna.
   Ans. Bene, aggiustiamole.
   Pan. Se ghe vorla metter de cuor?
   Ans. Mi ci metterò con tutto lo spirito.
   Pan. Se la farà cussi, no mancherò de assisterla dove che poderò. Me preme mia fia, no gh' ho altri al mondo che eia. La vorave 3 veder queta, e contenta; se se poi, ben ; se no, sala cossa che farò ? La toro suso e la menerò a casa mia. 4
   serena, di cuore. C'è l'inferno; e su questo inferno ogni tanto e-cheggia il riso alto, sonoro, d'un mattoide, che va in rovina allegramente : le altre sono o anime in pena, come Pantalone e Giacinto; o anime vuote e insignificanti, come i due cicisbei; o anime in collera, cogli occhi spiritati e il naso all'insì, come le due donne; o malignamente birichine, come la servetta.
   Scena V. — 1 è egli — frequente il pronome pleonastico nel Goldoni.
   8 discrepanze, dissidi, vorrei.
   Spesso nel teatro goldoniano Pantalone, quando ha male sposata la figlia, ricorre a questa minaccia. Anche nella Moglie saggia (I, 16°) dice alla sua Rosaura: ' Rosaura, vien qua, fia mia, e ascolteme e