Atto ter/,»
95
4
Pane. Quanto ha pagato tutta questa roba?
Ans. Sentite, ma in confidenza, che nessuno lo sappia; l'ho avuta per un prezzo bassissimo. Per tremila scudi.
Pane. Signor Conte, in confidenza, che nessuno ci senta questa è roba che non vale tremila soldi.
Ans. Come ! non vale tremila soldi ?
Pan. (Bella da galantomo!)
Ans. L'avete bene osservata?
Pane. Ho veduto quanto basta per assicurarmi di ciò.
Ans. Ma i crostacei?
Pane. Sono ostriche, trovate nell'immondizie, o gettate dal mare quando è in burrasca.
Pan. Trovae sui monti del poco giudizio.
Ans. E i pesci petrificati?
Pane. Sono sassi un poco lavorati collo scalpello, per ingannare chi crede.
Pan. Ghe sarà anca pietrificà e indurlo el cervello de qualche antiquario.
Ans. E le mummie?
Pane. Sono cadaveri di piccoli cani, di gatti, e di sorci sventrati e seccati.
Ans. Ma il basilisco?
Pane. E un pesce marino che i ciarlatani sogliono accomodare in figura di basilisco e se ne servono per trattenere i contadini in piazza, quando vogliono vendere il loro balsamo.
Ans. Signor Pancrazio, voi m'uccidete, voi mi cavate il cuore. E i quadri, le pitture, le miniature ?
Pane. Per quel poco che ho veduto, sono cose che possono valere cento scudi, se vi arrivano.
Ans. Dubito, o che vi vogliate prender spasso di me, o che lo facciate per indurmi a vendervi queste robe a buon mercato; ma v'ingannate, se lo credete.
Pane. Io sono un uomo d'onore. Non son capace d'ingannarvi; ma vi dico bensì che siete stato tradito.