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La Famiglia dell'Antiquario

Carlo Goldoni
Edizioni Principato, , pagine

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   92-
   La famiglia dell' antiquario
   
   Bri. Se sa tutto. L'è nato da un uovo de gallo.
   Ans. Sì, sì, ho inteso dire che i galli dopo tanti anni fanno un uovo, da cui nasce poi il basilisco. L'ho sempre creduta una favola.
   Bri. No l'è favola, là drento gh'è la prova della verità.
   Ans. Brighella, ti sono obbligato. M'hai fatto fare dei preziosi acquisti.
   Bri. Son un orno fatto a posta per sti negozi; gnan-cora 1 no la me cognosse intieramente; fra poco la * me cognosserà meggio. (Ma el me cognosserà in tempo che mi avrò messo in salvo mi e sti bezzi che gh'ho cuccà). (parte
   SCENA II.
   Il conte Anselmo, poi Pantalone.
   Ans. Io ho qui da divertirmi per due o tre mesi. Fino che non ho posto in ordine tutta questa roba, non vado in,campagna, non vado in conversazioni, non vado nemmeno fuori di casa. Mi farò portar qui da mangiare. Mi voglio far portar qui un lettino da campagna, e dormir qui; così non avrò lo stordimento di quella fastidiosissima mia consorte. Non voglio nessuno. Non voglio nessuno.
   Pan. Sior Conte, se poi vegnir ? ( di dentro
   Ans. Non voglio nessuno.
   1 non ancora.
   L'atto terzo si apre come il primo con una scena nell' Ufficio dell'Antiquario : scena breve e sobria, ma di una serietà che si direbbe comica, perchè balza viva dalla goffaggine del Conte in contrasto con la contenuta gravità di Brighella, che si dà aria di un gran negoziante di anticaglie. Se sa tutto... No Vè favola... Son un omo fatto a posta per sti negozi !