Atto secondo
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Isa. Parlate pure. (Già m'aspetto che tenga dalla consorte).
Già. E voi Doralice, vi contentate che parli per voi?
Dor. Sì, sì, quel che volete. (Già terrà dalla madre).
Già. Prima di tutto mia madre si lamenta che Doralice le abbia detto vecchia.
Isa. Via di qua, temerario. (a Giacinto
Già.- Diceva...
Isa. Va' via, chè ti do una mano nel viso.
Già. Perdonatemi.
Isa. Va, ti dico, impertinente.
Già. (Anderò, per non irritarla. Eh! lo vedo, lo vedo; qui non si può più vivere).
Dor. (Mi ha dato più gusto, che se avessi guadagnato cento zecchini). (al Cavaliere
Cav. (Quella parola le fa paura).
Pan. Cossa disela, sior Conte? No se poi miga andar avanti.
Ans. Orsù, la finirò io. Signore mie... Ma prima che mi scordi, questo cammeo si potrebbe avere ?
Pan. El xe de mia fia, la ghe lo» domanda a eia.
Ans. Mi volete vendere questo cammeo? (a Doralice
Dor. Venderlo? Mi maraviglio. Se ne serva, è padrone
Ans. Me lo donate?
Dor. Se si degna.
Ans. Vi ringrazio, la mia cara nuora, vi ringrazio. Lo staccherò, e vi renderò l'erologio.
Isa. Via, ora che la vostra dilettissima signora nuora vi ha fatto quel bel regalo, pronunciate la sentenza in di lei favore.
Ans. A proposito. Ora, già che ci siamo, bisogna terminare questa faccenda. Signore mie, in casa mia non vi è la pace, e mancando questa, manca la mi-
Doralice è in carattere, o compra o dona. Fa la gran signora !