Atto secondo
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SCENA XI.
Pantalone solo.
Vardè che beli' omo ! Vardè in che bella casa che ho messo la mi povera fia ! Un de sti dì, co ste so me-daggie noi gì' ha più un soldo, e quel che xe pezo, el lassa che vaga in desordene la casa, senza abbadarghe. Ma se noi ghe bada lu, ghe baderò mi. No gh' ho altro a sto mondo che sta unica fia; se posso, no vói morir col rammarico de vederla malamente sagrificada. Oh quanto meggio che giera, che l'avesse maridada con uno da par mio ! Anca a mi me xe vegnu el catarro della nobiltà. Ho speso ventimila scudi. Ma cosa hoggio fatto ? Ho buttà i bezzi in canal, e ho negà la putta. 4
SCENA XII.
Arleccchino, travestito con altr abito, e detto.
Ari. (Oh se trovass sto sior Conte, ghe vorria piantar dell' altre belle antichità, senza spartir 1' utile 2 con Brighella).
Scena XI. — 1 ' Ho buttato i denari nel Canal grande, e ho annegato, perduto la figlia „. Pantalone veneziano, parla come se fosse a Venezia, mentre la scena si suppone a Palermo.
Il vecchio mercante è piantato in asso dal Conte, e resta li, nel salotto, con tanto di naso, quasi stizzito e stupito della vivacità chiassosa e della teoria bizzarra di quel ' capo di casa „ stravagante; ma poi riflette sulla nuova imminente rovina della famiglia Terrazzani, sulla sorte della figlia unica, e lo assale il rimorso di averla sacrificata per farne una contessa. Non infrequente nel Pantalone goldoniano è questo rimorso di avere mal collocata la figlia (per es. nella Moglie saggia); ma in questa occasione non si perde di coraggio e prende la sua risoluzione : ghe baderò mi.
Scena XII. — 2 To', anche Arlecchino ha imparato la strada e fa da sè, senza soci. Naturalmente questa levata d'ingegno dello stolido Zanni fa parer più grande e ridicola la balordaggine del Conte antiquario. f^