Atto secondo
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SCENA IV.
Doralice, poi Colombina.
Dor. Io sono una donna ordinaria? una donna ordinaria? Ardita! Non si degna di me? Io non mi degno di lei, che se non era io, si morirebbe di faine. 1 Mio marito fa male a volermi bene? Fa male mio marito a rompermi il capo, perchè io porti rispetto a questa gran dama. Vuol farmi odiare da suo figliuolo? E difficile, poiché ho io delle maniere per farmi amare da chi voglio e da mettere in disperazione chi non mi va a genio. Col. Illustrissima. Dor. Che c'è?
Col. Il signor Cavaliere del Bosco vorrebbe riverirla. Dor. Digli che passi.
Col. La servo subito. A vossignoria illustrissima sta bene un poco di cavalier servente; ma la signora Isabella dovrebbe aver finito. (parte
SCENA V.
(l^Pralice, poi il Cavaliere del Bosco.
Dor. Questi due zecchini gli ho spesi bene. Cav. Madama, compatite s'io torno a darvi il seconda incomodo.
Scena IV. — 1 E' frase d'un realismo crudo, coerente al carattere di Doralice, che non ostante il fumo della nobiltà non perde di vista quel ch'è la sua forza : la dote. E' una mercantessa non molto bella, ma non è senza attrattiva e sa le maniere di farsi amar ' da chi vuole „. Arte naturale, per molte donne goldoniane, che non hanno da impararla da nessuno.
Colombina congiunge alla vivacità un'arguzia sottile sottile, che le altre donne in questa commedia non hanno. Con le ultime parole punge in un colpo la suocera, che dovrebbe aver finito, e la nuora, a cui concede da gran signora ' un poco di cavalier servente „. E' una bella impertinente !