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La Famiglia dell'Antiquario

Carlo Goldoni
Edizioni Principato, , pagine

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   «
   ATTO SECONDO
   SCENA I. Camera di Doralice
   Doralice ed il conte Giacinto.
   Già. Gran disgrazia! Gran disgrazia! In questa nostra
   casa non si può vivere vin giorno in pace. Dor. Lo dite a me? Io non dò fastidio a nessuno. 1 Già. Eh, Doralice mia, se mi voleste bene, non vi regolereste così.
   casa patrizia. Disordine antico, da che il Conte è impazzito con le medaglie, disordine quasi normale, a cui tutti sono rassegnati come a una malattia incurabile.
   Ma da che v' è entrata una donna giovane, senza etichetta e senza privilegi, se non quello della dote — ma con la ferma pretesa di farsi largo, prender posizione, difendere il suo diritto di moglie — e ha per giunta riparato al fallimento della casa patrizia, avviene come un subbuglio e un disordine maggiore : turba vecchie abitudini, urta vecchi pregiudizi, inasprisce l'interno dissidio. Tutto questo in quattro giorni. L'urto immediato, che fa esplodere 1' antico disordine, scopre l'interna anarchia, costringe tutte le persone a rivelarsi e a prender posizione. Nella scena, fra tanta furia occulta o palese di pettegolezzo, di puntiglio, di cicaleccio, campeggiano l'imbecillità allegramente maniaca del conte Anselmo e la prudenza tra gioviale e accorata di Pantalon de' Bisognosi.
   Scena I. — l Si veda l'aria innocente che prende Doralice, ' 1' acqua queta „, dopo che ha suscitato quel po' di putiferio ; mentre il marito entra disfatto in camera, ripetendo non senza un effetto comico : ' Gran disgrazia ! Gran disgrazia ! „.