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La famiglia dell' antiquario
C a v. E sarebbe bene vedere di aggiustar la cosa, prima che gli animi s'intorbidassero soverchiamente. Dor. Io non ci penso più.
C a v. Lo credo che non ci penserete più, ma ci pensa
la signora suocera, che è restata offesa. Dor. E così, che pretenderebbe ? Cav. Troveremo il modo dell'aggiustamento. Dor. Il modo è facile, l'insegnerò io. Cacciar di casa la cameriera.
C a v . In questa maniera la parte offesa pagherebbe la pena. Dor. Orsù, signor Cavaliere, mutiamo discorso. Cav. Signora mia, quando il discorso vi offende, lo
tralascio subito. (Non la vo' disgustare). Dor. Mi pareva impossibile che foste venuto a visitarmi per farmi una finezza. Cav. Perchè, signora, perchè?
Dor. La signora suocera mi tien lontana dalle conversazioni; dubito sia perchè tema ch'io le usurpi gli adoratori. Cav. (È furba quanto il diavolo).
Dor. Ma non dubiti, non dubiti. Io primo non sono nè bella, nè avvenente, e poi abbado a mio marito e non altro.
Cav. Sdegnereste dunque l'offerta di un cavaliere, che senza offesa della vostra modestia aspirasse a servirvi? Dor. E chi volete che si perda con me? Cav. Io mi chiamerei fortunato se vi compiaceste ricevermi per vostro servo ! 1 Dor. Signor Cavaliere, siete impegnato colla contessa Isabella. 2
Scena XXI. — 1 Cavalier servente.
2 1 fumi della nobiltà son saliti in testa alla figlia di Pantalone ! Farne una contessa di una mercantessa non era senza pericoli ; e le tentazioni per la vanità femminile eran troppe in questa casa di matti ! Ma più che cedere alla ridicola moda, pare sia qui per Doralice un' arme di offesa il trovarsi un cicisbeo.