Atto primo
47
poco colle cattive, ha da venire il tempo che ho da essere io la padrona.
Cav. Madama, vi sono schiavo.
Dor. Vi son serva.
Cav. Perdonate se mi son preso l'ardire di venirvi a fare un visita.
Dor. È molto che il signor Cavaliere si sia degnato di venire da me. Favorisce tutti i giorni questa casa; ma la mia camera mai.
Cav. Non ardiva di farlo, per non darvi incomodo.
li o r. Dite, per non dispiacere alla signora Contessa Isabella.
Cav. A proposito, madama, avrei da discorrervi qualche poco di un affare, che interessa tutte due egualmente.
Dor. V' ascolterò volentieri. Elà, da sedere. (viene un
servitore che porta le sedie
Cav. So che voi, o signora, siete piena di bontà ; onde spero riceverete in buon grado un ufficio amichevole che io sono per farvi.
Dor. Quando saprò di che, vi risponderò.
Cav. Ditemi, signora Contessa, che cosa avete fatto voi alla cameriera di vostra suocera ?
Dor. Le ho dato uno schiaffo. E per questo ? Se è cameriera sua, è cameriera anche mia. Voglio esser servita, e non mi si ha da perdere il rispetto ; e se questa volta le ho dato uno schiaffo, un'altra volìa le romperò la testa.
Cav. Signora, io credo che voi scherziate.
Dor. Perchè lo credete ?
Cav. Perchè mi dite queste cose con placidezza, e si vede che noli siete in collera.
Dor. Questo è il mio naturale. Io vado in collera sempre così.
Cav. La signora contessr Isabella si chiama offesa.
Dor. Mi dispiace.