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La Famiglia dell'Antiquario

Carlo Goldoni
Edizioni Principato, , pagine

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Atto primo
   37
   SCENA XVII.
   Il conte Anselmo e detti.
   Bri. Signor padron, l'č qua l'Armeno delle antiga^gie.
   Ans. Oh bravo! Ha delle cose buone?
   Bri. Cosse belle ! cose stupende !
   Ans. Amico, vi saluto. (ad Arlecchino
   Ar 1. Saėudara, patrugna cara. (Dighia ben ?). (a Brighella
   Bri. (Pulito).
   Ans. Che avete di bello da mostrarmi?
   Ari. (fa vedere un lume ad olio ad uso di cucina). Questo stara... stara... (cossa stara) ? (piano a Brighella
   Bri. (Lume eterno). (piano ad Arlecchino
   Ari. Stara luma lanterna, trovata in Palamida de getto, in sepolcro Bartolomeo.
   Ans. Che diavolo dice? Io non l'intendo.
   Bri. L'aspetta; mi intendo un pochetto l'Armeno. Aracapi, nicoscopi, ramarcatā. (finge parlare armeno
   Ari. La racaracā, taratapatā, baracacā, curocų, caracā (finge rispondere armeno a Brighella
   Bri. Yedela ? Ho inteso tutto. El dis che l'č un lume eterno trovā nelle piramidi d' Egitto, nel sepolcro di Tolomeo.
   Ari. Stara, stara.
   Ans. Ho inteso, ho inteso. (Oh che cosa rara ! Se lo posso avere, non mi scappa dalle mani). Quanto ne volete ?
   Ari. Vinta zecchina.
   Ans. Oh ! Č troppo. Se me lo deste per dieci, ancor ancora lo prenderei.
   Ari. No podira, no podira.
   Ans. Finalmente... non č una gran raritā. (Oh ! lo voglio assolutamente).
   Bri. Volela che l'aggiusta mi?