Atto primo
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SCENA XVII.
Il conte Anselmo e detti.
Bri. Signor padron, l'č qua l'Armeno delle antiga^gie.
Ans. Oh bravo! Ha delle cose buone?
Bri. Cosse belle ! cose stupende !
Ans. Amico, vi saluto. (ad Arlecchino
Ar 1. Saėudara, patrugna cara. (Dighia ben ?). (a Brighella
Bri. (Pulito).
Ans. Che avete di bello da mostrarmi?
Ari. (fa vedere un lume ad olio ad uso di cucina). Questo stara... stara... (cossa stara) ? (piano a Brighella
Bri. (Lume eterno). (piano ad Arlecchino
Ari. Stara luma lanterna, trovata in Palamida de getto, in sepolcro Bartolomeo.
Ans. Che diavolo dice? Io non l'intendo.
Bri. L'aspetta; mi intendo un pochetto l'Armeno. Aracapi, nicoscopi, ramarcatā. (finge parlare armeno
Ari. La racaracā, taratapatā, baracacā, curocų, caracā (finge rispondere armeno a Brighella
Bri. Yedela ? Ho inteso tutto. El dis che l'č un lume eterno trovā nelle piramidi d' Egitto, nel sepolcro di Tolomeo.
Ari. Stara, stara.
Ans. Ho inteso, ho inteso. (Oh che cosa rara ! Se lo posso avere, non mi scappa dalle mani). Quanto ne volete ?
Ari. Vinta zecchina.
Ans. Oh ! Č troppo. Se me lo deste per dieci, ancor ancora lo prenderei.
Ari. No podira, no podira.
Ans. Finalmente... non č una gran raritā. (Oh ! lo voglio assolutamente).
Bri. Volela che l'aggiusta mi?