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La famiglia dell' antiquario
Bri. Non v'ha mai visto; noi ve cognosse. E po, co sta barba e co sti abiti pari un armeno d' Armenia.
Ari. Ma se d'Armenia non so parlar!
Bri. Ghe voi tanto a finzer di esser armeno ? Gnanca lu 1 no l'intende quel linguaggio ; basta terminar le parole in ira, in ara, e el ve crede un armeno ita-lianà. 2
Ari. Yolira, vedira, comprara : dighia ben?
Bri. Benissimo. Arecordev i nomi che v'ho dito per venderg le rarità, e faremo pulito ! 3
Ari. Un gran ben che voli al voster padron !
Bri. Ve dirò. Ho procurà de illuminarlo, de disingannarlo ; ma noi voi. El butta via i so denari con questo e con quello ; za che la casa se brusa, me vói scaldar anca mi.
Ari. Bravissim. Tutt sta che me recorda tutto.
Bri. Vardè no fallar...1 Oh ! eccolo che el vien.
1 nemmeno lui.
2 II Goldoni non ama introdurre linguaggi forestieri nella sua commedia; ma l'invenzione di questo ' armeno italiana „ è davvero una ciarlataneria un pò grossolana, che rende più bulfa che comica la persona del capzonato collezionista. Artificio più che arte.
3 bene.
4 guardate di non sbagliare.
Arlecchino, compaesano di Brighella, è la più popolare maschera del teatro italiano. Vestiva una giacchetta aperta sul davanti e, come i calzoni, di quattro colori; la mezza maschera nera, barba nera, una borsa e una spada di legno. Il suo cappello — scrive il G. nelle Memorie — risponde alla sua povertà e la coda di lipre che lo adorna è ancor oggi la guarnizione ordinaria dei contadini del Bergamasco. Il suo carattere è la buffoneria allegra, balorda, senza malizia, ma ' nelle commedie dove s'è ingentilito, è la più grande delle anime ilari del Goldoni „ (Momigliano). In questa scena non gli manca un sorrisetto malizioso, quando capisce il bel tiro che Brighella sta giocando: ' Un gran bene che volete al vostro padrone ! „.