Atto primo
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Isa. Con questi sentimenti non mi comparir più davanti.
Già. Signora, sono venuto da voi per un affar di rilievo.
Isa. Come sarebbe a dire?
Già. A una sposa, che ha portato in casa ventimila scudi, mi pare che sia giusto di far un abito.
Isa. Per la comparsa che deve fare, è vestita anche troppo bene.
Già. Se non le si fa un abito buono, io non la posso condurre in veruna conversazione t.
Isa. Che ? La vorresti condurre nelle conversazioni ? Un beli' onore che faresti alla nostra famiglia ! Se le faranno un affronto la nostra casa vi andrà di mezzo.
Già. Dovrà dunque star sempre in casa ?
Isa. Signor sì, signor sì, sempre in casa. Ritirata, senza farsi vedere da chi che sia.
Già. Ma tutti sanno che Doralice è mia moglie ; gli amici verranno a visitarla ; alcune dame me 1' hanno fatto sapere.
Isa. Chi vuol venire in questa casa, ha da mandare a me 1' ambasciata. Io sono la padrona ; e chiunque ardirà venirci, senza la mia intelligenza, ritroverà la porta serrata.
Già. Via, si farà tutto quello che voi volete. Ma anch' ella, poverina, bisogna contentarla. Bisogna farle un abito.
Isa. Per contentar lei, niente affatto ; ma per te, per-
1 La conversazione ne' salotti del 700 era una specialità della vita notturna veneziana; e vi trionfavano l'amore, il pettegolezzo,
il gioco, al faraone o alla bassetta. V'era qualche ' conversazione „ letteraria, ma spesso la parola era sinonimo di gioco. La nobil donna Lucrezia Nani teneva una casa di gioco, famosa, ove eran condotti i ' cavalieri forestieri alla sua conversazione „.