Atto primo
19
Già. Sì, è vero; è un vento leggiero; ma tanto lino ed acuto, che penetra nelle midolla dell'ossa. 1
D o r. Vuol atterrar tutti colla sua furia.
Già. E voi non vi perdete colla vostra flemma.
D o r. Sempre mette in campo la sua nobiltà.
G i a . E voi la vostra dote.
D o r. La mia dote è vera.
Già. E la sua nobiltà non è una cosa ideale.
D o r. Dunque date ragione a vostra madre, e date torto a me ?
Già. Vi do ragione, quando l'avete.
D o r. Ho forse torto a pretender d'esser vestita decentemente ?
Già. No, ma per mia madre desidero che abbiate un poco più di rispetto.
D o r. Orsù, sapete che farò ? Per rispettarla, per non inquietarla, anderò a star con mio padre.
Già. Vedete ? Ecco il vento leggiero leggiero, ma fino ed acuto. Con tutta placidezza vorreste fare la peggior cosa del mondo.
D o r. Farei sì gran male a tornar con mio padre ?
Già. Fareste malissimo a lasciare il marito.
D o r. Potete venire ancor voi.
Già. Ed io farei peggio ad uscir di casa mia.
D o r. Dunque stiamo qui, e tiriamo avanti così.
Già. È poco che siete in casa. -
' Il carattere di Doralice si profila più netto : più che la flemma la distingue la causticità della parola; non grida, non strepita, ma la borghesuccia penetrata in una casa nobilesca difende con sottile fermezza la sua posizione e ha il suo contraveleno in corpo.
2 Da quattro giorni ! (cfr. se. 19). Il conflitto è scoppiato subito, senza tregua e senza luna di miele. Appena suocera e nuora si son viste, son diventate nemiche; anzi eran nemiche già prima, senza conoscersi. Vecchio motivo comico; ma qui la vivacità e nervosità del dialogo lo rende sempre vivo e interessante.