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La Famiglia dell'Antiquario

Carlo Goldoni
Edizioni Principato, , pagine

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Atto primo
   17
   SCENA VI.
   Il conte Giacinto e detti.
   Già. Ha ragione mia moglie, ha ragione; una sposa non va trattata così.
   Ans. (Uh povere le mie medaglie!)
   Già. Nemméno un abito ?
   Ans. Andate da vostra madre, le ho dato quattrocento zecchini.
   Già. Voi, signor padre, siete il capo di casa.
   Ans. Io non posso abbadare a tutto.
   Già. Maledette quelle anticaglie !
   Dor. Dei ventimila scudi dice che non ne ha più.
   Già. Non ne ha più? Dove sono andati?
   Dor. Per me non si è speso un soldo.
   Già. Io non ho avuto un quattrino.
   Dor. Signor suocero, come va questa faccenda ?
   Già. Signor padre, ho moglie, sono obbligato a prevedere il futuro.
   Ans. (Non posso più, non posso più, ho tanto di testa; non posso più). (prende le medaglie, le mette nello scrigno, e lo porta via
   nuora, questa con un simile giuoco, anticaglie per anticaglie, porta
   il discorso sulla povertà dei suoi abiti. Il Conte finisce per non ascoltarla più e parla tra se stesso con le sue medaglie ; ma poi s'indispettisce nel vedere questa donna ostinata, che, mentre sta per entrare in scena il marito, si lamenta che questo non sappia difendere il suo diritto e si faccia ' mangiare „ la dote.
   Scena VI. — Il marito ha ascoltato le ultime parole pungenti della moglie, si fa coraggio ed alza la voce, e quando il padre lo rimanda alla madre, ribatte : ' Voi siete il capo di casa „ — ch'era, appunto, il tasto doloroso — . Poi le domande degli sposi piovono come gragnuola, senza che gli diano il tempo alle risposte; sicché, intondito e stordito, scappa via. Il buon umore del Conte antiquario è scomparso.
   N. Vaccalluzzo—Goldoni, La famiglia dell'antiquario
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