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La Castellana

Anton Giulio Barrili
Editori Treves Milano| 1927| pagine 350

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   - 318 —
   Il pachiderrao fece una spallucciata| che sarebbe bastata a scaraventare due sacchi di farina giù dal rauricciuolo della strada maestra.
   — Me lo fate.... — gridò egli| — me lo fate| il piacere di smettere ? La oon tessa.... che non è la contessa.... eh via 1
   — Se lo ha confessato lei ' — disse Doro.
   — Lei ! Lei ! Lei ha voluto prendersi spasso dei fatti vostri| mio caro ragazzo. Lasoiatevelo dire| ragazzo 1 E voi vi lasciate infinocchiare a questo modo?
   — Signor Gaione| — rispose Doro| mettendosi sul grave| — vi avverto che non gradisco questi discorsi| neanche per celia. La signora mi ha parlato oon tutta la serietà| oon tutta la sincerità che io credo di aver meritata. E non mi ha detto.... notatelo bene.... non mi ha detto cosa che io dovessi tacere cogli altri. L'ho ripetuta a voi| per-ohè mi avete interrogato. Volete saperne di più? Volete la conferma| poiohò la mia parola vi pai-quella di un pazzo| o di uno scemo ? Il castello è lassù: la strada è libera: potete andarci| ed averne l'intiero.
   — Siouro| che ci andrò 1 siouro| che l'avrò ! E senza perder tempo| mio caro. Una stranezza di questa fatta !... 0 siete matto voi| scusate| o son matti lassù. E non ci mancherebbe altro ! Io| ohe sono innamorato di quella diavola.... Che non