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La Castellana

Anton Giulio Barrili
Editori Treves Milano| 1927| pagine 350

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — Lo vedete dalla mia faccia ? — replicò il Salverana. — Bravo! siete fisonomista. —
   E rise| il signor conte| rise d'un riso verde| assai verde| più verde che non fosse il cappello sull'insegna dell'osteria.
   Mangiò| nondimeno| anzi divorò. Le grandi arrabbiature hanno di questi sfoghi. E pensava| divorando| e sbuffava a tratti| come una locomotiva. Quella storia stravagante gli girava sempre nella fantasia. Per liberarsi dai pretendenti! dai cacciatori di doti! Ohe idee| in quei cervellini di borghesucce arricchite ! Ma era poi vero ? Tutti i dubbi della prima ora ritornavano| più forti| più incalzanti che mai ; ed egli non aveva là il suo aiutante per farsi ripetere da capo la conversazione di quella mattina. Certo| anche quella conversazione era avvalorata da parecchi fatti notevoli. Partita la marchesa di Ponte Rovella| le due giovani donne rimaste andavano di pari come due amiche| tra le quali non fosse differenza di grado. La creduta cameriera| a buon conto| aveva preso a vestirsi molto signorilmente ; portava il cappellino con le piume ; e ancora quella mattina| ritornando la creduta Flaminia sul piazzale| non 1' aveva egli veduta correre verso una porta finestra ad abbracciare quell' altra| e queir altra| la oreduta cameriera| posare assai confidentemente le mani sulle spalle