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La Castellana

Anton Giulio Barrili
Editori Treves Milano| 1927| pagine 350

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   signora| o da quella che egli credeva la signora contessa. Veramente| ella meritava d'esser tale; imperiosa quanto bella! Doro non riusciva ad intendere come ella si fosse avveduta delle sue adorazioni antelucane : ma certo| per coglierlo in flagrante| si era alzata prima del tempo| e gli era sopraggiunta alle spalle| mentre egli la credeva ancora nelle sue stanze. Lo aveva colto| lo aveva trattenuto| volendo una intiera confessione da lui; ed egli si era immaginato che ella si disponesse a fargli una ramanzina solenne. Egli aveva ricusato di confessare| non tanto per il timore della sgridata| quanto per l'idea di parere un temerario e uno sciocco : ma la sua presenza colà| in quell' ora del mattino| non si poteva giustificare con pretesti; e il segreto suo era di quelli che non si nascondono| che schizzano dagli occhi. Eppure| egli resisteva ancora| non sapeva risolversi| non voleva convenire di nulla. Soltanto dopo avere udito che quella non era la contessa ; che la contessa era l'altra ; che le parti erano invertite| o quasi| perchè lei non era una cameriera| ma un'amica in povero stato| accettata come damigella di compagnia| Doro si era lasciato strappare il suo segreto di bocca ; aveva parlato| e come ! Questa era la storia dei fatti ; il signor conte la prendesse come stimava meglio ; quanto a lui| aveva detto ogni