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quando tutte l'altre cose sono andate a quel dio. Due bianche farfalle precedevano la giovane oop-pia| aliando| inseguendosi| raggirandosi senza posa| e descrivendo i più capricciosi arabeschi nell'aria. Lei guardava le farfalle| vedendoci il simbolo della felicità nel suo colmo ; egli| nell'atto di volger la faccia verso di lei| per coglierne le parole a volo| ancor fresche dell'alito di quella bocca stupenda| aveva veduto baluginare fra i tronchi degli alberi qualche cosa di mobile| come un paio di gambe| e dal color della stoffa e dal caglio ben noto aveva anche argomentato che su quelle due gambe passeggiasse il busto e la testa del conte di Salverana. Andavano leste| allontanandosi| le gambe intravvedute da Doro Beltrami. Erano dunque state più vicine. Ma quanto più vicine? Non c'era modo di saperlo; nè| dopo tutto| era tempo di chiederlo.
— Come sono felici! — diceva frattanto la giovane donna. — Si amano| certamente| si rincorrono libere nell' aria libera| e l'una non ha domandato prima quanto avesse l'altra di dote. —
Doro Beltrami sorrise| ma a fior di labbra. Quel paio di gambe gli era proprio venuto a traverso.
— Che cosa pensate? — domandò ella| notando il silenzio e l'aria pensierosa del suo compagno di passeggiata.
— Penso| — rispose Doro Beltrami| — che un