— 265 -
contessa Flaminia| innanzi di venire al suo castello per passaroi la buona stagione. Non le dirò| signor Beltrami| che se ella si è trasformata in cameriera| io debba oggi di contessa apocrifa rimutarmi in oameriera autentica. Non ho mai servito| io ; sono soltanto un' amica di collegio ; e non ricca| pur troppo. Forse avrei dovuto adat-tarmi ad un umile stato| se Flaminia non mi avesse voluto per oompagna in questo suo incantevole soggiorno.
— Ma perchè| — disse il giovane| interrompendola| — questo travestimento capriccioso?
— L'ha detto lei| il perchè| chiamandolo capriccioso ; — rispose la signora. — È stato proprio un capriccio. Per raggiungere il fine ohe si era proposto| l'arnica mia non avrebbe certamente avuto bisogno di mutar nome e stato.
— C'è dunque un fine?
— Sicuramente ; ma la cosa sarebbe troppo lunga a dirsi. Aggiunga che Flaminia mi ha fatto giurare che non avrei detto nulla di nulla.
— Ma poiché ha cominciato....
— Già! debbo non averli io| gli scrupoli| non è vero ? E tanto meno adesso| che la curiosità è venuta a lei| signor Doro. Ma io so quel che va detto| e quello che va taoiuto. Il poco che ella conosce oramai| era necessario dirlo. Questa posizione non si poteva oiù tenere| in verità.