- 264 —
— Che non sono la contessa ; — rispose la signora. — Quante volte ho da dirglielo?
— Ma allora...| — riprese Doro| — allora.... chi è lei? —
L'accento era cosi oomico| che la signora non potè trattenersi dal ridere. Ed egli la lasciò ridere quanto volle| restando muto| immobile| con le ciglia aggrondate e gli occhi fissi sulla ghiaia del viale| oome se volesse oontarne i granellini.
Perdoni ! perdoni ! — diss' ella| chetandosi finalmente. — Mi pare una scena di commedia. Povero signor Beltrami| che rimane cesi male ad un semplicissimo scherzo! —
Scherzo ! Qui il signor Doro levò la fronte senz'altro.
— Ah! volevo bea dire; — esclamò.
Che è stato uno scherzo| sicuramente; — ripigliò la signora. — Solo è da dire che lo abbiamo prolungato un po' troppo. —
Il signor Doro ricominciò a non capire.
Ma| di grazia| ohe cosa intende di dire ? — riprese egli| sconcertato.
— Che non sono io la contessa ; — replicò la signora. — Ecco la terza volta che glielo affermo. Veda in me il docile strumento; veda in molti| cittadini ed ospiti di Altariva| le vittime innocenti di una burla| non crudele| del resto| poiché non farà pianger nessuno| immaginata dalla