- 260 —
miei Cincinnati| i miei conti di Carmagnola| i miei Palieri| i miei Foscari| non si vendevano affatto : solo qualche giudizio di Paride| qualche Prine| qualche Malinconia| mi fruttava il denaro bastante per pagar le tele e i colori. Un'offerta mi venne dall'America. Era laggiù un negoziante di quadri moderni| e all' occorrenza di antichi| che si potevano rifare| mi capisce ? Accettai l'invito ; ma per giungere a Buenos Ayres| dovetti viaggiare oome cameriere di bordo. Fu quella una buona ispirazione; poiché ci presi pratica coli'arte del marinaio| e un anno dopo| veduto che l'America non mi dava più dell'Europa| me ne ritornai| non più cameriere| marinaio. Non potendo arricchire| volli almene veder paese| e come marinaio fui alle coste d'Africa| in Egitto| a Suez| perfino al Bengala| donde son ritornato due anni fa| bene istruito in geografia| ma fuori d'esercizio in pittura. Non fu di questa opinione il signor conte di Salverana| che mi conobbe a Livorno| e mi prese con se. Egli mi ha esortato a ripigliare i pennelli| mi ha ridato un po' di coscienza delle mie forze. Con lui vivo| con lisi lavoro| riconoscendo un secondo padre| o| per istare nel verisimile quanto all' età| un fratello maggiore. Lavoro con lui| le ho detto| ma come sempre si è usato nelle scuole dei grandi pittori| dove i giovani mettono la mano nelle composi-