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La Castellana

Anton Giulio Barrili
Editori Treves Milano| 1927| pagine 350

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   - 259 —
   uomo solo| quando dipinge a fresco; non può far bene e presto| senza uno che l'aiuti| porgendogli magari i pennelli e mesticandogli i colori. Mi lasci andare| la prego; — soggiunse Doro| che aveva guardato il suo orologio. — Sono le sei| a momenti.
   - La sua storia ; — disse Flaminia. — Voglio la sua storia. Il suo pittore aspetterà.
   — Se è per raccontarla in breve| ecco qua ;
   — ripigliò il giovanotto| rassegnandosi. — Sono nato da povera gente. Fanciullo| avevo la mania di impiastricciare i muri col gesso| ool carbone| con tutto oiò che mi capitava tra le mani. Un signore ohe osservò i miei sgorbi| disse a mio padre che avrebbe dovuto farmi studiare il disegno. Vede ? È la storia di tutti i piocoli genii. Ma quan ti sono quelli che ci diventano grandi ? Basta : mio padre si lasciò persuadere| e mi mise a bottega presso un verniciatore| pittore d'insegne e che so io. Ci stetti quattro anni. Andai anche all'Accademia| e vinsi dopo tre anni un primo premio al concorso di pittura. Ci guadagnai una piccola pensione| per vivere altri tre anni a Roma. Anche questa ò la storia di molti;
   — disse malinconicamente il signor Doro. — Credevo di essere giunto a porto : aspettavo le commissioni| che dovevano fioccare. Non fioccarono : alle esposizioni annuali| i miei Scevola| i