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La Castellana

Anton Giulio Barrili
Editori Treves Milano| 1927| pagine 350

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   - 254 —
   — Bene| signor Beltrami ! — gridò Flaminia. — Ella parla assai bene. Continui.
   — Ho detto tutto oiò che pensavo; — rispose il giovane| confuso da quella luce inattesa e maravigliato con sè medesimo di avere avuto tanto ardimento ; — ho detto tutto ciò che poteva in qualche modo scusarmi con lei. Ed ora| se per mette.... —
   Si alzava| cosi dicendo| per congedarsi: ma la signora lo trattenne col gesto.
   — No| non permetto ; — soggiunse. — Ella ha molto ingegno| signor Beltrami ; se lo lasci dire| ha la scintilla sacra dell' arte. Perchè.... si lasci dire anche questo.... perchè si adatta a fare il servitore| quando potrebbe essere il padrone ?
   — Signora; — esclamò egli| turbato. — Ella mi parla in un modo.... che credevo di non meritare. Servitore ! Che significa questa brutta parola? e per me| poi ! Padrone non posso essere; servitore non so| e non vorrei.
   — Si calmi| via| si calmi. Dobbiamo parlarci schiettamente. Non badi alle parole| ma piuttosto alle cose. Si rammenta di ieri? Scendevo in paese| e ci siamo incontrati presso la torre della Guardia. Lei precedeva| correndo in fretta. Che cosa vuol dire che appena giunta laggiù| in vicinanza della chiesa| ho trovato il conte di Salverana|