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larla da me. Castellana| ha capito? e giudi-chessa| nel mio territorio ; — soggiunse ella| ridendo. — Venga qua| signor Beltrami : io non la farò mettere ai tormenti| non la farò gettare in nessun trabocchetto. Passeggiamo| invece; questi sentieri li conosce| oramai. —
Doro Beltrami sentiva per mezzo alla celia la bontà ; ma sentiva anche più il ridicolo della sua condizione. Senza fare altre parole| ohe sarebbero certamente riesoite confuse e vane come le prime| si lasciò trascinare dall'invito| andò come la biscia all'incanto| verso un certo belvedere che noi già conosciamo| sotto l'ombrello di un gran pino| in fondo al parco di Altariva.
Come fu giunta laggiù| la contessa Flaminia si assise| e accennò col gesto| al signor Doro| il sedile ohe parecchi giorni prima aveva occupato il Sormani.
— Che le pare? — diss'ella| avendo l'aria di non ricordar più il principio di quell'incontro e della conversazione che n' era seguita. — Sono abbastanza mattiniera ancor io? È un bel oo-stume| e salubre. In campagna| poi| è cosi naturale !
— Signora contessa| — prese a dire il Beltrami| non volendo approfittare di quella scappatoia che gli si offriva| e che forse era un' insidia| — non si prenda giuoco di me. Ho fatto