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La Castellana

Anton Giulio Barrili
Editori Treves Milano| 1927| pagine 350

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   protetto da un folto di magnolie| aveva rapidamente attraversata la radura| davanti alla balaustrata di un lungo terrazzo che corrispondeva alla facciata del castello| e di lą era andato a rimpiattarsi sotto la densa frappa del parco.
   Di lą| alzando gli occhi al castello| non veduto da alcuno| poteva vedere. Che cosa ? Una finestra| che era l'ultima| verso ponente| al primo piano dell'edilizio: nient'altro che una finestra; e chiusa| per giunta| non essendo ancora venuta la stagione di aprirne le imposte a quell'ora| per mettersi al davanzale e respirare le prime aure del mattino. Ma per allora| da quei cristalli si vedevano qualche volta apparire i contorni di una bella testa femminile ; e l'immagine intrav-veduta a quel modo| una o due volte sui sette giorni della settimana| bastava alla contentezza dell' osservatore discreto. Povero signor Doro ! egli viveva di poco.
   Da un quarto d'ora ii nostro osservatore furtivo era a piuolo lassł| e ancora non aveva in-travveduto niente. Cattiva giornata voleva esser quella. E a lui parve pessima a dirittura| sentendo d'improvviso dietro di sč uno stormir nella frasca| che non era quello della brezza mattutina. Si volse di soprassalto| e vide una figura umana tra gli alberi. Gią era por fuggire ; ma dove| se anch'egli era stato veduto? Intanto| la