voglio bella. Già| oon quelle quattrocentomila lire in vista| non sei più cameriera: dovrò riverirti presto come la signora Gaione.
— Ah! bene! — esclamò Marga. — Lei ride. Rida sempre così. Per farla stare allegra| metterò magari un cappellino colle piume.
— Prendi quello| Marga ; te lo regalo. Vedi nello specchio| come ti torna a viso. Sei bella.
— Se lo dice lei| che se ne intende| lo credo ancor io.
— Ti farò la dote| sai ? — proseguiva Flaminia. — Non devi andare a marito senza nulla. Sei sempre stata una buona figliuola| obbediente| amorosa| e meriti una bella ricompensa. Non dubitare| faremo le cose alla grande. Povera Marga! sii felice almeno tu| ohe sei cercata per te| non per le tue ricchezze. —
Marga intese che la sua bella signora aveva un pensiero costantemente appiattato nel fondo dell'anima| un pensiero che non le lasciava aver bene. Ma ella si astenne prudentemente dal chieder che fosse. Già una volta aveva pregata la padrona di confidarle i suoi dispiaceri| e la padrona non aveva voluto ammettere che ci fosse nulla da confidare. La consegna era dunque di lasciar correre. Dovevano essere fantasie| del resto; sarebbero andate| come erano venute.
Per intanto si andava a passeggio| e verso Al-
Babrili. La Castellana. 16