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notte in uno stato di vaga inquietudine| non sapendo che ragione assegnare ad una novità come quella. Il giorno che segui voleva essere come l'antecedente; ma ella se ne avvide alle prime| e volle metteroi buon ordine| scendendo subito dopo ls colazione in istudio| per ripassare i suoi libri di contabilità. Era un modo di corregger l'umore| obbligando la mente a fissarsi sui numeri.
Del resto| non vi paia strano che la castellana d'Altariva si occupasse di operazioni matematiche. L'usanza| oltre che utile a lei in quel punto| era in ogni caso bellissima. Inoominciamo a dire ohe quella abitudine di tenere i suoi conti| glie-l'aveva istillata il vecchio Landolfi. ' È ricco chi sa quel che possiede|| soleva dire il bravo uomo ; e aveva educata la sua figliuola in conformità| volendo ohe negli studi di lei fosse data una bella parte all'aritmetica. La ragazza era in conservatorio e aveva denaro a sufficienza per tutti i suoi passatempi e caprioci ; ma siccome capricci e passatempi si traducevano in ispese| ella doveva tener nota di tutte le spese che faceva. Solo a questo patto il babbo nababbo raddoppiava le rimesse ; quando poi era contento dei registri| le triplicava volentieri. Ritornata la fanciulla in famiglia| e diventata la contessa llinieri| le aveva detto con grande solennità: — Vedi tutti i giorni che fa Dio lo stato della tua cassa| e