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La Castellana

Anton Giulio Barrili
Editori Treves Milano| 1927| pagine 350

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   - 227 —
   La marchesa Barbara rimase un istante sopra di sè.
   — Strano uomo ! — diss'ella poscia. — E aggiungerò| strana donna !
   — Perchè strana * — domandò il giovanotto.
   — Gentile e buona com' è| ha pensato che un uomo sincero e lealo non sarebbe stato un cat-tivo oompagno| Ella poi non ha bisogno di ricchezze da me| nè io da lei.
   — Questo| in verità.... — balbettò la signora.
   — È il caso mio; — soggiunse il Sormani. — Vogliate considerare| vi prego. Marito di Flaminia| posso aver tempo a curare un po'meglio i miei interessi. Non più stretto dalle circostanze| non più coll'acqua alla gola| posso aggiustare le cose mie| raddrizzare| come suol dirsi| la barca. Non avrei più le oinquantamila d'entrata. Oh quelle| pur troppo| non ritornano più. Ma potrei salvare le venti| o le quindicimila; un discreto avanzo| non vi pare? E avendo messa la testa a segno| mi basterebbe certamente| per non essere a carico della mia dolce metà.
   — Se almeno l'amaste ! — disse la marchesa.
   — Ma voi pagate con molta leggerezza| con molta volubilità di sentimenti| il benefizio che sperate da lei.
   — Dio mio ! — mormorò il Sormani. — A questi difetti non o' è rimedio. Son fatto così.