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La Castellana

Anton Giulio Barrili
Editori Treves Milano| 1927| pagine 350

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   - 225 —
   censo che si brucia alla loro bellezza è sempre grato| sia pure di terza qualità.
   Si pranzò| senza venire all' essenziale. Il cameriere correva avanti e indietro ; non si potevano fare discorsi troppo intimi| con quel terzo incomodo ai fianchi. Ma quando si fu giunti alle frutte| quando al vino bianco di Marengo si surrogò lo Sciampagna (perchè ci fu anche quello| e Lucio Sormani faceva le oose alla grande) il giovanotto non volle aver più segreti per la bella marchesa.
   — Non sono veramente discorsi da tavola ; — diss'egli| rispondendo alle sollecitazioni di donna Barbara. — Ma io sono filosofo| e non mi vergogno di confessare la verità. Ero ricco| e non lo sono più. M'intendete| ora ?
   — Rovinato! — esolamò la signora.
   — 0 quasi ; — replicò il giovanotto. — Sara un gran fatto| se potrò salvare un centinaio di mila lire dalla rovina' del mio patrimonio.
   — Cinquemila di entrata ! — diss'ella| tirando le somme.
   — Nominali| signora. Nel fatto| non saranno neanche quattro. E non si vive| con quattromila lire| non si vive.
   — E vi facevano milionario!
   — Lo ero; ma la sorte ha voluto altrimenti.
   — E com'è andata? Avete fatte delle per-
   £ amili. La Castellana. 15