- 214 —
— Ma sì| potete farmele; — mormorò il giovanotto. — Sono oome la figlia di Jefte ; piango la mia.... Cioè| non dioiamo sciocchezze! piango il mio celibato| ohe dovrò sacrificare su quest'ara d'Imene.
— Questa| poi| — notò la marchesa| — è ingratitudine ; e della più nera| badate.
— Perchè?
— Perchè mostrate di non rendere la debita giustizia alla bella oreatura che sarà vostra moglie.
— Bella| sì| non lo nego.
— E l'avete chiesta voi. Non mi vorrete mica far credere che si sia offerta lei.
— No| marchesa| no davvero. Sarei un bugiardo ed un vile| se dicessi questo| o se lo lasciassi solamente sospettare. Mi sono offerto io| e con molto calore| avendo la insperata fortuna di esser gradito. In verità| mi aspettavo d'esser mandato a quel paese.
— Sarebbe stato meglio ; — scappò detto alla marchesa. — Infatti.... mi lasciate parlar liberamente ?
— Parlate| parlate pure.
— E non andrete in collera ?
— Ve lo prometto| e senza sforzo. Da una bella signora come voi| donna Barbara| mi lascerò dir sempre ogni cosa.