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La Castellana

Anton Giulio Barrili
Editori Treves Milano| 1927| pagine 350

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — Ma sì| potete farmele; — mormorò il giovanotto. — Sono oome la figlia di Jefte ; piango la mia.... Cioè| non dioiamo sciocchezze! piango il mio celibato| ohe dovrò sacrificare su quest'ara d'Imene.
   — Questa| poi| — notò la marchesa| — è ingratitudine ; e della più nera| badate.
   — Perchè?
   — Perchè mostrate di non rendere la debita giustizia alla bella oreatura che sarà vostra moglie.
   — Bella| sì| non lo nego.
   — E l'avete chiesta voi. Non mi vorrete mica far credere che si sia offerta lei.
   — No| marchesa| no davvero. Sarei un bugiardo ed un vile| se dicessi questo| o se lo lasciassi solamente sospettare. Mi sono offerto io| e con molto calore| avendo la insperata fortuna di esser gradito. In verità| mi aspettavo d'esser mandato a quel paese.
   — Sarebbe stato meglio ; — scappò detto alla marchesa. — Infatti.... mi lasciate parlar liberamente ?
   — Parlate| parlate pure.
   — E non andrete in collera ?
   — Ve lo prometto| e senza sforzo. Da una bella signora come voi| donna Barbara| mi lascerò dir sempre ogni cosa.