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mia cugina| a cui scriverò quanto prima. Buon giorno| e buon lavoro. —
Così dicendo| la marchesa Barbara diede al cocchiere il cenno di rimettersi in moto. Il conte Cesare ricambiò il saluto| e fece un inchino alle dame. Doro Beltrami diede un'occhiata lunga| ma non a donna Barbara| e represse un sospiro.
La carrozza giunse alla stazione di Altariva| che ancora non era aperto lo sportello dei biglietti; anzi| non c'era neanche il bigliettario| nè il capostazione. I bauli della marchesa erano stati portati mezz' ora prima| dal baroccino del fattore; e il facchino| custode unico degli uffizi in quell' ora bruciata| li aveva già collocati sul bilico. Egli stesso| che faceva pur da guardiano all'entrata e all'uscita| aperse alle signore la sala d'aspetto. Ma le signore non rimasero a lungo là dentro| e andarono a passeggiare sull'asfalto del marciapiede. Intanto| avvicinandosi l'ora del convoglio| giungevano gli altri impiegati della stazione. L'aspettare fu lungo ; una morte| a dir poco. La conversazione ebbe tempo ad esaurire tutti i piccoli argomenti che due signore sanno trovare in simili circostanze| infilandoli l'un dopo l'altro| come tante margheritine di vetro in un filo di seta. Già da dieci o dodici minuti il campanello del disco non faceva altro ohe squillare| annunziando via libera| allorquando si udì un Barrili. La Castellana. 14