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a metterlo in qualche luogo? Sentite| signor Gaione| — ripigliò| volgendosi al fabbriciero| — intendetevi col signor Doro. Egli è il mio segretario | il mio confidente. Vi schizzerà lui sulla carta| e vedremo di mettervi là dentro| nella folla del popolo eletto. Siete contento ? —
Messer Gaione prese un atteggiamento di persona ispirata| fra il veggente ohe aspetta lo spirito divino| e il poeta che cerca una rima. Doro Beltrami si era affrettato a cavar di tasca un piccolo albo| quasi un taccuino| dalle sopraccarte foderate di tela greggia| e con rapidi tocchi di matita schizzava sulla carta i oontorni del personaggio. Il conte di Salverana si accostò al suo aiutapte| per dargli di sulla spalla un' occhiata benevola| e soggiungere qualche consiglio| ove ne fosse il bisogno.
— Può andare| si| può andare| — mormorava guardando. — Un po' d'ombra là| sotto l'occhio. La linea del sopracciglio un mezzo punto più alta. Cosi| ci siamo; non lo toccare di più.
— E lui| proprio lui| — disse quella frucchina di Marga| che stando dietro le spalle di Doro si era rizzata sulla punta dei piedi per dare una sbiroiatina anche lei ; — quel caro uomo ! —
Videro tutti| ad uno ad uno| e vide finalmente anche il signor Gaione degnissimo. Non era la sua caricatura| come si potrebbe credere a tutta