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— Quello sì| non lo nego. Ma oi siano pur tutte le rassomiglianze ohe vi piacerà di vedere ; ohe male c'è ? Sono persone che si hanno sempre davanti agli ocohi| e così| senza neanche badarci| le lasciamo cascare in quattro pennellate sulla tela.
— Anoh' io le son sempre davanti agli occhi ; — replicò il pachidermo impermalito. — Mi vede tutti i giorni che fa Dio| mi vede ; ma la mia faccia non 1' ha messa mai in nessun quadro| neanche in quelli della vòlta. Li ho bene osservati ; e di ritratti ce ne sono parecchi| incominciando da quello del signor arciprete. Il mio| no. Eppure| se lo lasci dire| in chiesa il primo personaggio sono io| come capo della fabbriceria| e niente si fa senza il mio riverito permesso. —
La scena era comica| e Flaminia| costretta alla serietà dal suo uffizio di padrona di casa| faceva sforzi inauditi per non dare in uno scoppio di risa. Ma bene ridevano tutti gli altri ; e il pachidermo| un po' ridendo per imitazione| un po' riscaldandosi a quel contrasto| continuava la sua intemerata. Messer Gaione| poveraccio| dopo aver bevuto un bicchiere più del solito| perdeva sempre la tramontana a quel modo.
— Ah sì ! — disse il conte| parlando ancora al suo aiutante. — Egli ha ragione a dolersi dei fatti miei. Perchè non ci abbiamo pensato mai|