del giorno prendessero colorazioni più varie e più strane| dove finalmente tutte le tinte delia tavolozza apparissero gittate là| fresche ed intiere| su tutti i piani del quadro. Ma il paese quieto e modesto di certe altre regioni| parlando più intimamente allo spirito del riguardante| chiedeva più minute indagini e dava più profonde consolazioni all'artista. Per il signor Doro Beltrami| la poesia malinconica di un mulino abbandonato entro una gola dell'Appennino| accanto ad un corso d'acqua| mezzo nascosto tra i càrpini| era più difficile ad esprimere che non la maestà delle Piramidi o la grazia di un'oasi africana.
— Siete stato in Africa? —gli chiese il Sormani.
— Sì| mio signore| ed anche più in là| nell'America meridionale. Non per istruzione| s'intende; — soggiunse il giovanotto| arrossendo un pochino ; — ina per le necessità dell'esistenza.
— Sia| ma avete anche studiato.
— No davvero| non ne avevo tempo| facendo il mozzo| e il pensiero dell'arte era ancora molto lontano.
— Le è dunque venuto come una vocazione improvvisa ? — domandò la contessa. — È quella che fa i grandi artisti.
— Se ha da esser così| — rispose il giovanotto| — diciamo ohe non ò venuta ancora.
— Ella è ancora così giovane !