- 116 -
recohie volte| da soli| nella torre di Guardia| sebbene la vezzosa cameriera non si fosse mai sentita fischiare gli orecchi. Egli| il signor conte| sapeva render giustizia alla bellezza; e da artista| per verità| con l'anima aperta a tutte le manifestazioni del bello| aveva notate e lodate le grazie della signorina Marga: nò il suo aiutante si era provato a dire il contrario; che anzi| a mala pena richiesto dal suo principale| aveva con quattro fregacci di matita schizzato il profilo della ragazzja| con quella facilità| con quella sicurezza che viene agli artisti dalla pratica costante dell'osservare le fisonomie sotto l'aspetto dell'arte| del notar le proporzioni delle parti| del cogliere i rapporti tra contorno e contorno ; donde avviene che si ritengano i lineamenti e si esprimano con la loro verità materiale| perfino con lo spirito loro| anche quando sia lontano dagli occhi il soggetto.
Il pranzo fu gaio abbastanza| tenendo sempre viva la conversazione il Sormani| che non voleva musonerie e non aveva nessuna ragione di partecipare alle bizze della sua scontrosa vicina. Ne aveva piuttosto per mostrarsi cortese| di buon umore| di facile commercio col conte di Salverana| un personaggio ch'egli non voleva mettere in sospetto fin dal primo giorno della loro conoscenza. Lucio Sormani aveva bisogno di studiare il suo