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La Castellana

Anton Giulio Barrili
Editori Treves Milano| 1927| pagine 350

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   il frescante della chiesa d'Altariva fosse stato tutt'altri ohe il conte di Salverana| lo avrebbe detto lei| ohe cosa fosse un pittore.
   — Che caprioci ! che stravaganze ! — andava brontolando la marchesa Barbara| negli intimi penetrali della sua illustre coscienza. — Diciamo anzi che mancanza di tatto! Quella mia nipote non capirà mai nulla di nulla| con tutti i suoi benedetti milioni. Già| è nata borghese: e come ci ai vede in tante cose| dalla mattina alla sera! Basta| voglio sperare che il conte| come ne ha lasciate passare già tante| non vorrà dare importanza a quest'altra. Ma quando sarà lui il marito.... quando lo sarà| vorremo un po'vedere se lascerà un garzone| un maoinatore di colori| prender posto al fianco di sua moglie. —
   Il conte non si avvedeva| o faceva le mostre di non avvedersi di niente. Certo| anche per lui| quell'invito al suo aiutante doveva essere un eccesso di cortesia| per naturale abbondanza di buon cuore. Ma quel suo aiutante| solo a vederlo| così impacciato com'era al fianco di Flaminia| non poteva far paura a nessuno. 11 conte di Salverana pensò più facilmente un'altra cosa : pensò che il signor Doro sarebbe stato due tanti a suo agio| e dieci volte più contento| seduto a tavola nel tinello| accanto a quel fior di ragazza della signorina Marga. Di quella là ne avevano parlato pa-