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e serve a pigliar tempo. Ma il tempo di rispondere le venne meno| per l'avvicinarsi di messer Gaione| che non voleva lasoiar troppo lungamente a discorrer con altri la sua bella tiranna. E per farla finita con tutti i discorsi| giungeva opportuno lo spalancarsi rumoroso delle persiane che fino allora avevano tenute chiuse le porte finestre della sala da pranzo. Dal vano di una fra queste| apparve un servitore| rimanendo là ritto impettito| mentre finiva di calzare i suoi guanti bianchi di bambagia.
La contessa Flaminia ordinò a Marga di far portare in salotto il quadro ; poi prese in disparte la marchesa Barbara.
— Prendi il braccio del signor Doro Beltrami ; — le disse.
— Ti pare ? — esclamò la marchesa| stupita.
— Mi pare benissimo ; — rispose Flaminia. — Vuoi che ci facciamo canzonare? Il signor Beltrami è un invitato nuovo| e forse dovrei prender io il suo braccio. Debbo farlo ?
— No| no; — disse la marchesa. — Non ci mancherebbe altro che il conte avesse questa ricompensa del bel regalo che ha fatto. —
Ma la contessa Flaminia non istava già più ad ascoltare il ragionamento| bastandole di aver vinta la resistenza della sua nobil parente. Si mosse in quella vece verso il oonte di Salverana| pren