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La Castellana

Anton Giulio Barrili
Editori Treves Milano| 1927| pagine 350

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — Ella non è venuta a trovarci; — riprese a dire Flaminia. — Le infliggeremo una pena conveniente al suo fallo. Resterà a pranzo con noi. —
   Doro Beltrami si confuse sempre più| tremò tutto e chinò nuovamente la testa. Era quello il suo modo di dire di sì; fu ancora quello di ringraziare. Fin allora non lo avevano sentito parlare| e si poteva credere che fosse muto. Ma a certi atti| che seguirono l'abbassar della testa| s'indovinò facilmente che il giovanotto riconosceva poco adatto il suo abbigliamento per una fermata lassù| mentre egli era venuto in abiti decenti sì| ma per una chiamata improvvisa| non già per un invito a pranzo in fiorita compagnia.
   — Non badi a inezie ; — riprese Flaminia. — Qui non si sta sulle cerimonie| e lei ha ben diritto di non farne più caso di quello che ne faccia io. È un artista| in fine. Il conte di Salverana mi ha parlato assai bene di lei| come di un giovano che promette moltissimo. Amo l'arte ancor io; — soggiunse ella| con un accento che mandò in visibilio la marchesa Barbara. — Se fossi un uomo| non vorrei viver d'altro. —