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La Castellana

Anton Giulio Barrili
Editori Treves Milano| 1927| pagine 350

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   graziosa prospettiva d'invetriate| che ingannava l'occhio| luccicando per mezzo a verdi ciuffi di piante esotiche esposte al sole e ai fitti tralci di una Bougainvillea| che spenzolava sulP entrata della stufa i suoi grappoli di fiori rosati. La bella contessa era un fiore tra i fiori| e la spata vagamente colorita di una Strelitzia regina| che si protendeva verso di lei| quasi sfiorandole il braccio | poteva esser creduta l'emblema parlante della dignità di lei in quella variopinta famiglia| donde si spiccava con tanta verità di rilievo| con tanta leggiadria di movenze| la graziosa figura femminile. I bei capelli neri dai riflessi turchini piovevano in fitta frangia sulla fronte| fin quasi al lucido arco delle sopracciglia ; le carni bianche| soffuse di vermiglio| palpitavano ai caldi toni della luce meridiana; lo sguardo aperto| il labbro sorridente| l'atteggiamento del capo| la movenza del petto| erano di persona| viva| che stia per avanzarsi| riconoscere qual-cheduno e parlare ; bisognava dire : è lei| tutta lei| Flaminia| la bella Flaminia| la divina Flaminia. Sicuro| la divina Flaminia ; perchè gli uomini hanno un bel dire| sulla fede dei filosofi nuovi| che non c' è niente da credere intorno all'arcana fonte del bello ; ma quando hanno da esprimere in qualche modo la bellezza| debbono far capo lassù| per gli epiteti.