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La Castellana

Anton Giulio Barrili
Editori Treves Milano| 1927| pagine 350

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — B fu male| — soggiunse il pittore. — Non dovevo lasciarvi veder nulla| sui ponti| a cosi poca distanza dall'arricciato. Uomo di poca fede| io non dovrei parlare| essendo l'autore; ma oserò pregarvi di giudicare quando avrete vedute le opere mie alla distanza giusta| e finite.
   — Lei avrà ragione| signor conte| — replicò il fabbriciero ostinato. — Io| del resto| sono un povero ignorante| e il mio giudizio non conta.
   — Là| là| non ne crediamo niente; — disse Lucio Sormani. — Le cose non finite non vi finiscono| ecco tutto. Signor conte| voglia appagare il mio amico Gaione| e gli faccia ammirare un'opera finita. Non ha ella condotto a termine un gran ritratto della contessa ? — |
   Il pittore rimase un po' sconcertato a quell'uscita improvvisa| e volse al Sormani un' occhiata| che andò a finire sulla marchesa Barbara.
   — Lo ha saputo dianzi da me ; — disse la marchesa| vedendo la necessità di spiegare l'arcano. — Del resto| siamo alla grande vigilia| e il vostro quadro doveva esser presentato questa sera alla nostra Flaminia. —
   Flaminia sapeva già del ritratto| ma finse di averne allora la prima notizia.
   — Vediamolo subito ; — gridò ella| con accento di festiva impazienza. — E ancor giorno| e potremo ammirarlo fin d'oggi a due luci.