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La Castellana

Anton Giulio Barrili
Editori Treves Milano| 1927| pagine 350

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   E in cuor suo proseguì| mentre si ritraeva verso il crocchio| col sorriso sulle labbra:
   - Ohe guardataccia| mio Dio ! Pareva che mi volesse passare fuor fuori. Avrei posto il dito sulla piaga? o la mano nel vespaio? All'erta| Lucio mio bello. Ma ohe interesse ci ha la marchesa Barbara| non ancor veochia e non fuor di pretese per conto suo| a maritare la sua parente con questo nobile spiantato e pittore improvvisato del Salverana? —
   Un'idea gli si affacciò alla mente in quel punto.
   — In verità| sarebbe orribile ; — diss'egli ; — e forse io sospetto più in là del giusto. Ma infine| poiché il mio dubbio ha da restare qua dentro per ora| andiamo avanti colle indagini. Guai a voi| donna Barbara| se il mio dubbio si muta in certezza. Voglio restituirvela io| la guardataccia! ed anohe l'asino di Buridano. —
   Frattanto il pittore| cavati dall'involto due quadretti senza cornice| li collocava sul tavolino rustico| disponendoli in luce opportuna| appoggiati a due vasi che la signorina Marga era corsa a prendere nel salotto del pianterreno. Si dice quadretti per la forma loro| di tele stese su telai e dipinte (al signor Gaione| per verità| parevano piuttosto imbrattate di colore) ; ma nel fatto non erano che abbozzi alla macchia| nei quali si vedeva bensì rappresentata una composizione di