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La Castellana

Anton Giulio Barrili
Editori Treves Milano| 1927| pagine 350

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — Che! — interruppe Flaminia. — Dareste importanza alle parole di ieri? Sapete pure che si discorreva per celia. E poi| grazioso cugino| — soggiunse ella con un risolino malizioso| — non mi confesso a voi ; non siete abbastanza venerando. —
   In questi discorsi capitò il pittore| lupus in fabula| come di solito avviene.
   Lucio Sormani lo riconobbe subito| per averlo veduto altre volte| elegante cavaliere| a Milano| a Firenze| a Roma| senza avere avuto mai occasiono di avvicinarlo. Era sempre un bell'uomo| sugli ultimi confini della gioventù| o sul fiore della virilità| insomma a quel punto intermedio della vita| nel quale si può già passare per uomini serii| o ancora per giovani matti| secondo che portano i casi e gli umori. Ma quello| vedendolo allora| si poteva metterlo tra i ravviati| quantunque il suo vestire all'artistica dèsse quasi un bagliore di gioventù capricciosa. Indossava una giacca di velluto nero| velluto di seta| e senza una macchia| senza un'allumacatura| senza una grinza ; e n'era il taglio irreprensibile| svecchiato con grazia bizzarra da una moda di trent' anni addietro| che non voleva baveri alla nuca| nò rivolte sul petto. Cosi| poteva assai gentilmente ripiegarsi il colletto della camicia| largheggiando un tantino più del solito sugli omeri ; e un gran