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La Castellana

Anton Giulio Barrili
Editori Treves Milano| 1927| pagine 350

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — Non questo| propriamente| ma qualche cosa di simile ; — diss'egli ridendo. — Capirete| una bella donna| è sempre una bella donna| e due sante in una nicchia non si 3on viste mai.
   — Che male ci sarà| se si vedranno ? — replicò Flaminia. — Temete ohe la prendano per la padrona'? È già avvenuto| sapete? ed io non me ne son fatta nè in qua nè in là. I gusti sono diversi| e il mondo è bello perchè è vario. Infine| sentite: io sono una donna un po'strana| e certe piccole stravaganze non mi dispiacciono. Se la mia Marga| così bella co in' è| ha da essere una pietra di paragone per me presso i signori uomini| anzi che dolermene| io voglio rallegrarmene. —
   Frattanto il signor Gaione non sapeva spiccicarsi dal fianco di Marga. La guardava fissamente | con gli occhi sgusciati| a bocca aperta| mostrando tutti i suoi denti| sicché pareva volersela sorbire| o sgranocchiare| secondo i casi; ina piuttosto sorbire| come una tazza di latte| a cui la paragonava volentieri| prendendo l'immagine dalla masseria| come avrebbe fatto un personaggio delle Bucoliche.
   Per altro| egli non poteva star sempre là a bocca aperta. La signorina Marga| prima di tutto| non istava mai ferma ; andava e veniva| secondo il bisogno; e poi| quando era nel crocchio| doveva discorrere colla padrona| o con la marchesa