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La Castellana

Anton Giulio Barrili
Editori Treves Milano| 1927| pagine 350

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   lezza vai nobiltà. Ed hanno ragione i Turchi| che fanno d'una schiava una sultana| senza domandar donde nasca. —
   Quel giorno| per 1' appunto| la signorina Margherita| o Marga| come la chiamavano in casa| accorciandole il nome| fu trattenuta in giardino con le signore| per certi lavori di cucito che le erano stati affidati.
   — Non vi maravigliate di vederci occupate in queste piccolezze; — diceva Flaminia al suo ospite. — Siamo in confidenza| con voi; d'altra parte| siam donne di casa e dobbiamo pensare a tutto. Del resto| — soggiunse| — faccio una carità fiorita al nostro Gaione. Il poveraccio ò innamorato cotto della mia Marga.
   — Ah sì; — disse Lucio; — l'ho ben veduto alle prime. Da che la vostra cameriera è venuta in giardino| il pachidermo non ha più occhi che per lei.
   — Egli ha buon gusto| infine| più che non ne mostri il suo aspetto di pachidermo; — riprese Flaminia. — Non è vero che è bella ?
   — Stupenda ; — rispose Lucio. — E in verità| scusate| non riesco a capire.... —
   Aveva incominciata la frase| il Sormani| ma non sapeva risolversi a finirla.
   — Volete dire| — ripigliò Flaminia| — che faccio male a tenermela daccanto ?
   Barrili| la Castellana. 0