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— Il conte di Salverana ci porterà i suoi bozzetti da vedere; — diss'ella. —Desidero che li veda anche lei e ne dia il suo giudizio. Perciò| se si contenta| oggi resterà a pranzo da noi. —
Messer Gaione avrebbe voluto in quel punto tutta Altariva presente. Gli si enfiavano| vivamente colorati| i bargigli| mentre gli occhi mandavano lampi. Eppure| non accettò mica di schianto. Non era degno; non aveva indossati gli abiti da festa ; non voleva abusare ; in fondo in fondo voleva farsi pregare. Pregato| come volle| ed anche ripregato| finalmente accettò.
— Sia lodato il cielo ! — fu per dire il Sormani.
Lungo la strada| il signor Lucio si divertì un
mondo a far parlare quel pachidermo| non senza meravigliarsi un tantino che la contessa Rinieri lo avesse invitato a pranzo. Ma si era in villa| « dove si fanno tante cose che non si ardirebbe di fare in città. E poi| la contessa era una donnina senza albagìa| parlava amorevolmente con tutti| trattava tutti con affabilità| oon dimestichezza| anche le persone di servizio. Oon la sua cameriera| per esempio| non aveva nessun'aria di comando| la lasciava andare e venire| e cicalare a sua posta. Era bellissima| quella cameriera| e Lucio Sormani| da buon gustaio| notò che si sarebbe potuto farne una padrona| senz'ombra di sforzo.
— Già| — pensava egli| — nella donna la bel-