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La Castellana

Anton Giulio Barrili
Editori Treves Milano| 1927| pagine 350

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   altra opinione che la sua. Molte volte rideva senza ragione| e molte altre parlava a sproposito; più spesso non intendeva perchè i suoi nobili compagni si fermassero a guardar questa o quell'altra delle povere cose di Altariva sottana| che a lui non erano sembrate mai meritevoli della sua alta attenzione. Ma egli| trattenendosi come loro| non istava a lambiccarsi il cervello| per rendersi ragione di tante curiosità| di tante contemplazioni. O'era gente a guardar loro| e gli bastava: quella gente vedeva anche lui| quarto fra tanta nobiltà di personaggi| personaggio lui stesso. E come voltava dignitosamente la pappagorgia| allora! oome sprizzavano faville i suoi occhietti grigi !
   Dato un giro per tutto il paese| fino alla immancabile chiesuola di San Rocco| la comitiva ritornò al piazzale della chiesa maggiore| vistoso ediftzio| con la facciata dell' inevitabile Seicento| rinfrescata testé per munificenza della contessa Flaminia. Qui| naturalmente| messer Gaione fu il gran cerimoniere| l'introduttore della brigata. Entrò per il primo in chiesa| oome se volesse far strada| e c'entrò con la disinvoltura del vecchio di casa. Entrato| consigliò perfino il signor Lucio di rimettersi in testa il cappello| poiché là dentro| essendo i ponti di fabbrica in piedi| la oasa del Signore poteva considerarsi come disabitata. Dei