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La Castellana

Anton Giulio Barrili
Editori Treves Milano| 1927| pagine 350

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   e dalla grossa testa male nascosta sotto un cappellaccio bigio che lasciava tre dita di spazio tra la sua tesa e 1' orecchio. In paragone del torso potente aveva un po' corte le gambe ; e veniva innanzi a passettini frettolosi| dondolando la testa grossa in cadenza col ciondolio delle braccia lunghe| che lo facevano rassomigliare ad un gorilla in moto.
   — Il nostro signor Gaione! — gridò Flaminia. — Conoscerete or ora il personaggio più importante del luogo.
   — Ah| il sindaco ? — disse Luoio Sormani.
   — No| non è il sindaco| è qualche cosa di più. Fa i sindaci lui| e se li mangia| quando non ne vuol più sapere. Almeno| si vanta di averne fatti e disfatti già cinque. Fa tutto lui| in Altariva| salvo il buon tempo e la pioggia| e si degna intanto di essere il capo dei fabbricieri nella ohiesa parrocchiale. —
   Il signor Gaione si avvicinava| e Luoio potè ammirarne il faccione| che pareva una luna in quintadeoima. Quel faccione non portava peli; per contro aveva segni di rasoio| ohe faoevano| a vederli| una pessima raccomandazione del barbiere di Altariva. Gli occhi del signor Gaione erano grigi| ma vividi| mobilissimi sotto le folte sopraooiglia ; il naso aquilino| prominente come un rostro di antica trireme; prominenti del pari