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La Castellana

Anton Giulio Barrili
Editori Treves Milano| 1927| pagine 350

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — Perchè non son io qualche cosa di più che un amico ed un ospite| agli occhi di questa bella creatura ? Ma già| non ho saputo indovinare il buon punto. Me lo ha detto lei| per celia| e dev' esser proprio così. Ah| maledetti pittori ! Lo trovano sempre| essi ; o di prospetto o in tre quarti| o di profilo o di scorcio| lo trovano. —
   Il nome del pittore ricorreva spesso nei discorsi della marchesa Barbara. Salvi di qua| Sal-verana di là| era tutto un girare intorno a quell'asse.
   — Che ne fosse invaghita anche lei ? — pensava Lucio Sormani. — Dev' esser proprio 1' a-raba fenice| questo pittore; e bisognerà vederlo nel bianco degli occhi. —
   Ma per quel giorno| quanto fu lungo| dell'araba fenice non si vide pur l'ombra. La passeggiata| ristretta ai confini di Altariva soprana e ad una boscaglia contigua| finì poco prima dell' ora di pranzo| per dar tempo alle signore di mutar abiti e a Lucio Sormani di ravviarsi un poco.
   — Badate di non farvi troppo bello; — gli aveva detto Flaminia ridendo; — e sopra tutto di non mettervi in falda| per far le cose alla francese. Non siamo già nella rocca di Batti-fredo. —
   Sulla rocca di Battifredo correva una storia