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una piazzetta irregolare su cui stavano fumando nelle lor pipe di gesso i notabili della tribù; di tanto in tanto qualche finestra con le imposte a vetri impiombati| per vestigio d'antico lusso paesano| e qualche portone ad arco acuto di mattoni logori o di arenaria sfaldata; due o tre nicchie sugli usoi| con l'Assunta di maiolica| dalle mani rotte e dal manto sbreccato; quella era nel suo complesso Altariva soprana. Ma un bel cielo azzurro rideva sui tetti nerastri| mentre brillavano in luce di smeraldo cesti di semprevivi e rappe di mesembriantemi| ohe facevano capolino dalle gronde ; il sole lumeggiava in cento gradazioni di oolore quella lieta povertà campagnuola ; i cenci| ohe spenzolavano da finestra a finestra| arieggiavano nella gaia varietà dei rappezzi le strane intreooiature di linee e le ardite oombinazioni di tinte per cui vanno famosi i drappi moreschi.
Lucio Sormani si divertì un mondo| in quella passeggiata| accompagnando le due signore| l'una delle quali ancor bella e l'altra bellissima; tutt'e due eleganti nei loro abiti da mattina| i oui toni modesti erano ravvivati e rallegrati dalle tinte smaglianti dei loro ombrellini. Facevano un po' di contrasto| quegli ombrellini| con la rustioa povertà delle strade. Ma in campagna va tutto ; e andava anche la spoglia di seta bianca che copriva l'om-